Il mini rugby, cos’è?

Il rugby è una disciplina sportiva che in Italia sta avendo da alcuni anni un crescente interesse testimoniato dal rapido incremento dei tesserati, che sono oramai più di ottanta mila. Tra questi, più di un terzo sono bambini. Per i bambini che desiderano giocare con la palla ovale, il mini rugby, o rugby educativo o propaganda, offre una versione assai semplificata del rugby union (il rugby a quindici giocatori) studiata per insegnare loro i rudimenti del rugby mantenendo intatto lo spirito e i valori propri di questo sport.

Chi gioca a mini rugby?

A mini rugby giocano tutti! Per ogni taglia, peso, altezza… esiste uno spazio, una possibilità di partecipare al gioco: i ruoli valorizzano tutte le caratteristiche fisiche.
Requisiti per giocare a minirugby: avere dai cinque ai dodici anni (categorie Under 6, Under 8, Under 10 e Under 12); avere molta voglia di divertirsi in campo – durante le partite e gli allenamenti – e fuori – durante il Terzo Tempo -.

Come funziona il gioco?

La semplicità è alla base del gioco, che per essere praticato inizialmente non richiede l’apprendimento di gesti tecnici particolari: un bambino corre con la palla in mano, può passarla ai suoi compagni dietro di sé (mai in avanti), superata la linea di meta la posa a terra per marcare il punto. I suoi avversari cercheranno di fermarlo placcandolo in modo corretto (niente spinte, calci, sgambetti) per rubargli la palla e correre verso la meta. L’avversario senza palla non può essere placcato. La palla, almeno nelle categorie minori, non può essere calciata. Non esiste la mischia del rugby, ma possono formarsi degli assembramenti spontanei attorno al pallone.
Il contatto è un elemento fondamentale del gioco: con i compagni e gli avversari nella spinta, e col terreno.
Prima dell’inizio della gara, le squadre si schierano l’una a fianco dell’altra e si salutano con un hip hip hurrà reciproco. La stessa cosa fanno al termine della partita, dopo essersi stretti la mano a vicenda.

Cos’è il Terzo Tempo.

Nel cosiddetto Terzo Tempo, un momento conviviale che caratterizza imprescindibilmente questo sport a qualsiasi livello, le squadre mangiano assieme. Avversari in campo nei due tempi di gioco, nel Terzo Tempo i bambini possono mischiarsi. Lo stesso avviene tra gli adulti che seguono gli incontri. È frequente che nei tornei i genitori attrezzino aree ristoro con gazebo e tavolate, anche molto pittoresche, che divengono punto di riferimento per tutto il club. Il mini rugby è uno sport davvero divertente per i bambini… e assai coinvolgente per i genitori. 

Benefici del mini rugby

Il mini rugby è lo sport di squadra per eccellenza. La dinamica del gioco impone la collaborazione, il sostegno: il portatore di palla, il giocatore più avanzato cacciato dall’avversario, se non ha dietro di sé i suoi compagni non arriverà mai in meta.

Sotto l’aspetto caratteriale:

–       insegna la lealtà e il rispetto (verso avversari, compagni, arbitri, educatori, regole): difficilmente vedrete i giocatori protestare, simulare un fallo o commettere deliberatamente scorrettezze, non rialzarsi prontamente, non aiutare un compagno o un avversario a terra.

–       aiuta a socializzare: i bambini timidi e timorosi traggono più confidenza con se stessi e verso gli altri, i più irruenti imparano a frenare e canalizzare nel gioco regolamentato la propria vivacità. Il rugby contribuisce a dare consapevolezza di sé e sicurezza.

Il mini rugby facilita anche l’integrazione: le bambine fino ai dodici anni giocano con i maschi; i bambini diversamente abili sono integrati nel gioco.

Sotto l’aspetto motorio, va sottolineato come il mini rugby offra una varietà di movimenti che, mentre contribuisce a sviluppare molteplici capacità motorie, in quanto tutte le parti del corpo sono coinvolte, nello stesso tempo mantiene alto l’interesse del bambino al gioco.
Come per altri sport, anche il mini rugby ha il suo tabu da sfatare, in altre parole: “il mini rugby è violento”. Il rugby è uno sport di contatto sia col terreno e, sia, con avversari e compagni. Però, le regole del gioco eliminano parte dei contatti del rugby (non esiste la mischia, il frontino è vietato); gli educatori insegnano i movimenti opportuni per andare a contatto. Il rischio di subire, botte, fratture, etc. non è più alto di quello che corrono i bambini che praticano il calcio.

Qualche osservazione

Il mini rugby, come abbiamo visto, è detto anche “rugby educativo”. È indicativo che sia chiamato così, e questa definizione ne esprime la vocazione. Scontrarsi senza cattiveria, cadere e rialzarsi, sostenere sempre l’azione di gioco del compagno e condividere il terzo tempo, sono momenti educativi che trasmettono ai ragazzi il valore del rispetto e della cooperazione.
Aggiungo però che “educativo” il mini rugby – oltre che per i bambini – può esserlo anche per noi adulti. Se noi sapremo osservare le dinamiche di relazione tra i bambini, i bambini e gli educatori, i bambini e l’arbitro, restando a bordo campo a gioire del loro divertimento senza invadere il loro territorio con apprezzamenti, urla e insulti, avremo tratto dallo sport una benefica lezione da portare nella vita di tutti i giorni.

 

Max Fini – Minirugby.it

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