Secondo la leggenda, il giovane studente William Webb Ellis, durante una partita di calcio disputata nel 1823, afferrò il pallone con le mani (allora era ancora rotondo) e anziché calciarlo come previsto, partì a razzo con la palla in mano verso l’opposta linea di fondo. Il 26 gennaio 1871, si formò la Rugby Football Union, che portò alla standardizzazione delle regole per tutti i club che giocavano una variante delle regole della Rugby School.

Gli anni 1890 videro uno scontro di culture all’interno del gioco, tra i club del nord composti da lavoratori e quelli del sud composti da “gentleman”, sulla natura del professionismo. Il 29 agosto 1895 ventuno club si separarono dalla RFU e si incontrarono al George Hotel di Huddersfield, formando la Northern Rugby Football Union con il suo insieme di regole, che sarebbe in seguito diventata la Rugby Football League (RFL).

Ma come si è sviluppato il rugby in Italia? Secondo ricerche recenti la nascita del rugby in Italia va collocata tra il 1890 ed il 1895 a Genova per merito della comunità inglese. La prima partita di rugby in Italia fu incontro dimostrativo giocato nel 1910 a Torino tra il Racing Club de Paris e il Servette di Ginevra.

La prima partita disputata da una squadra italiana venne giocata l’anno seguente, il 2 aprile, a Milano tra l’US Milanese e i francesi del Voiron.Il 25 luglio venne istituito il “Comitato di propaganda” che in seguito, il 28 settembre 1928 , sarebbe diventato la “Federazione Italiana Rugby” (F.I.R.).

Il primo campionato italiano si svolse nel 1929 e comprendeva sei delle sedici squadre attive in Italia: fu vinto dall’Ambrosiana Milano (oggi Amatori Milano). Il 4 settembre 1933, a Torino, l’Italia partecipa alla fondazione della FIRA (Féderation Internationale Rugby Amateurs) insieme a Francia, Spagna, Cecoslovacchia, Romania e Germania. Sarà con questi paesi che l’Italia avrà rapporti internazionali prima della Seconda guerra mondiale. Nessun contatto con i britannici.

Nel 1973 l’Italia effettua la prima grande tournée in Sudafrica, diretta dall’ex pilone Springbook Amos Du Plooy. Seguono i viaggi in Inghilterra e Scozia e l’intensificarsi dei rapporti con l’Australia e la Nuova Zelanda. Poi tour in Nuova Zelanda e Fiji (1980), Australia (1981), Zimbabwe, Canada, Stati Uniti e ancora in Australia (1986), fino alla prima Coppa del mondo nella quale l’Italia incontra, perdendo, Nuova Zelanda e Argentina, e viene esclusa dai quarti di finale per differenza mete, nonostante la vittoria sulle isole Fiji.

Dal 1970 lo sviluppo e la conoscenza del gioco si sono molto arricchiti, grazie alla partecipazione al Campionato italiano non solo di grandi giocatori stranieri, ma anche di grandi tecnici.

Dal 1994, guidata da Georges Coste, la Nazionale azzurra ha ottenuto importanti risultati che le hanno aperto (16 gennaio 1998), le porte del Cinque Nazioni, diventato Sei Nazioni dal 2000.

Una tradizione importante nel gioco del rugby è il “Terzo Tempo”. Anche nei campi della massima serie italiana, il campionato Top12, al termine della partita i giocatori delle due squadre sono soliti ritrovarsi assieme ai tifosi e a tutti coloro che hanno preso parte allo svolgimento della gara per festeggiare l’incontro appena concluso. La tradizione prevede un banchetto, offerto dalla squadra che ha ospitato l’incontro. L’atmosfera di cordialità nella quale si stemperano le tensioni della partita è uno degli aspetti che più divertono chi vi partecipa e più affascinano chi segue questo sport da un punto di vista esterno.

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